#MettiIlCuoreInUnoScatolo

È come se in questo strano anno avessimo vissuto un lungo Avvento. Le nostre giornate hanno il sapore di non vissute a pieno. Di insoddisfazione per quello che sarebbe potuto essere. Di desiderio per quello che sarebbe dovuto essere.

Eppure abbiamo dovuto imparare la pazienza. L’abbiamo sperimentata per necessità più che per volontà. Siamo stati abituati a vivere la nostra vita a mille, le nostre giornate in su e giù per le nostre città, piene di impegni e attività.

Invece abbiamo dovuto riscoprire noi stessi, i nostri tempi, le nostre priorità. Abbiamo trasformato gli abbracci in sguardi pieni di affetto, i nostri sorrisi in mascherine che si stiravano quando gli zigomi si tendevano per far allargare le labbra.

Abbiamo scoperto che non vale sussurrare cose o utilizzare il labiale per farci capire dagli altri che non possono vedere quello che proviamo a dire in silenzio.

Abbiamo dovuto sostituire l’incontro – scontato – dal vivo con l’iperconnessione sulle piattaforme di meeting che prima magari nemmeno conoscevamo.

Abbiamo sperimentato la precarietà, quella dell’imprevedibilità di un sentiero di montagna segnato male, quello di una tenda montata sotto il cielo che dopo una giornata di sole, magari, ci riserverà l’acquazzone.

La nostra precarietà umana può aprire la strada alla resistenza educativa. Trasformare il vuoto in pieno, il bianco in colorato, il tempo perso in occasioni possibili.

È il nostro desiderio di futuro che può cambiare la storia, la nostra piccola storia e quella un po’ più grande che insieme condividiamo.

Possiamo trasformarci da pastori – come i contadini – abituati all’attesa della natura e dei suoi tempi – ai magi che si preparano al meglio in attesa dell’incontro.

Un evento imprevedibile ha cambiato le loro vite e loro vanno incontro per conoscerlo. Preparano per lui quanto di più prezioso, ma soprattutto preparano loro stessi, aprono il loro cuore a una nuova relazione con il figlio di Dio che viene in mezzo agli uomini.

Un po’ come loro anche noi possiamo prepararci al futuro che viene con un gesto di solidarietà. Possiamo tornare a far battere un cuore indurito dalla distanza fisica e umana, dalla stanchezza, dall’ansia.

Siete pronti a #MettiIlCuoreInUnoScatolo

In tante città, infatti, tante realtà sociali stanno raccogliendo degli scatoli di scarpe incartati e riempiti con una cosa calda (una sciarpa, un cappello, dei guanti) una cosa dolce, un libro, un biglietto gentile. Un modo per stare vicini a chi anche quest’anno vivrà un Natale di stenti o per chi – colpito dalla nuova crisi economica e sociale – per la prima volta farà i conti con delle Feste meno serene del solito.

Sarà così che come i Magi, dopo l’incontro che gli ha cambiato la vita, per un’altra strada faremo ritorno al nostro paese.

A Cura di Francesco Iandolo