Educare in branca RS al tempo del Corona Virus rischia di essere la cassa di amplificazione della nostra società. Si, proprio quella dove i migliori, i più attivi, gli iperconnessi hanno la meglio, e quelli che fanno più fatica ed erano già un po’ indietro, rischiano di rimanere ancora più indietro. Insomma dove, contrariamente alle letture evangeliche “gli ultimi saranno gli ultimi, se i primi sono irragiungibili” (Frankie HiNRG).
E non è tanto per le riunioni che facciamo online, dove i timidi non spiccicano una parola nemmeno se vengono chiamati in causa, dove quel rettangolo attorno a quel viso replicato dalla webcam, o da quella foto profilo, non si illumina mai.
Ma perché ci manca la strada. E’ il nostro farci prossimi attraverso la Strada che fa di noi fratelli maggiori, che ci rende comunità pulsanti di vita, di idee, di amore. È sulla strada che riusciamo a dare una pacca sulla spalla anche a quel Rover o quella Scolta che proprio non capiamo e con il quale magari abbiamo discusso fino alla riunione prima. È sulla strada che non solo le nostre orecchie, ma il nostro cuore, si apre all’ascolto e all’amore, essenza stessa dell’educare.
È il nostro stile, infatti, che ci permette di arrivare li dove altre agenzie educative hanno fallito. Sperimentare la precarietà dell’esistenza rivissuta nel gesto di montare e smontare la tenda ogni sera e ogni mattina, conoscere la fatica dell’andare verso la metà e sapere comunque riconoscere, ad ogni passo lento, la Bellezza che ci circonda ed è capace di aprirci il cuore; tendere la mano a chi è stanco anche se si scalpita per arrivare prima di tutti in cima.
I nostri ragazzi pensavano che la scuola non li avrebbe mai abbandonati. Invece hanno scoperto che davanti a una grossa difficoltà non ha saputo reagire tempestivamente e in maniera coordinata. Noi, invece, siamo rimasti accanto a loro, nonostante lo smarrimento che schiaccia anche noi, animati da quella passione educativa e dall’amore profondo che ci lega ai nostri ragazzi. Rimanendo accanto a loro possiamo continuare a fare strada in questo tempo incerto, con gli scarponi appesi al chiodo, farci strada su un percorso ben più lungo e interessante di qualsiasi sentiero di montagna: la relazione con tutti e con ciascuno, quel legame speciale che alla base del nostro metodo educativo.
Mettiamo da parte il fare, ma lavoriamo sui sentimenti. Mettiamo da parte gli strumenti, ma lavoriamo sugli obiettivi. E’ la sfida più grande di questo tempo sospeso: nonostante siamo tutti chiusi in casa abbiamo poco tempo per pensare a noi, a come stiamo, al futuro. Ripartiamo dalla base del nostro modo di stare al mondo con un fazzolettone al collo: l’attenzione al prossimo, la cura del fratello. Ripartiamo dai fondamenti delle nostre comunità e dall’appartenenza di ciascuno di noi a quella comunità per tracciare ideali strade nuove che – alla fine della notte – diverranno reali e che potremmo finalmente attraversare con gli scarponi e i nostri zaini in spalla.
Silvia, Francesco e Don Felice
(Incaricati ed AE Branca RS CAMPANIA)