Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per conservare e un tempo per buttar via.Un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.Che guadagno ha chi si dà da fare con fatica?
Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo; inoltre ha posto nel loro cuore la durata dei tempi, senza però che gli uomini possano trovare la ragione di ciò che Dio compie dal principio alla fine.
Qo 3,1–11
E questo che tempo è? L’avvento si sa, è il tempo di attesa per antonomasia..provate a fare questo gioco..prendete persone di varie età e chiedete loro “cos’è per te l’AVVENTO?” la maggior parte vi risponderà “E’ il periodo dell’anno prima di Natale!” e si sentiranno estremamente fieri della loro risposta, ma non sanno che i più preparati risponderanno “E’ il tempo liturgico, che ci prepara al Natale” e anche loro si sentiranno estremamente fieri, ma ancora non sanno che ci sarà chi vuole proprio strafare, dimostrare che tutti quei mercoledì pomeriggio passati nella saletta parrocchiale, che ci fosse pioggia, vento, neve o sole, sono davvero serviti a qualcosa e vi risponderanno “E’ il periodo liturgico che separa l’ultima parte dell’anno liturgico dal Natale, ecco perché si dice che sia un tempo di attesa……….” e se avevate impegni nelle successive 3 o 4 ore potete rimandarli a data da destinarsi, perché sarà veramente complicato poter interrompere quel fiume in piena di “sapere catechistico”…GRAZIE catechiste!
Noi questo gioco lo abbiamo fatto sul serio, ma abbiamo voluto anche noi strafare cambiando un po’ le carte in tavola. Con i potenti mezzi social di cui disponiamo, abbiamo raggiunto scout e non scout di tutte le età, gli abbiamo chiesto “Cos’è per te l’Avvento? Come lo senti in questo anno così particolare?” e le risposte sono state davvero tante e alcune ci hanno emozionato particolarmente.
Di base siamo tutti d’accordo che è un tempo di attesa e mai come quest’anno l’attesa è stata qualcosa con cui abbiamo dovuto imparare a convivere. L’attesa di tornare a uscire, incontrarsi, abbracciarsi. Un’attesa che è stata e continua essere molto faticosa, che ci ha visto tutti un po’ più soli e, forse, in questa solitudine abbiamo avuto anche il tempo di metterci alla ricerca di una spiritualità che quando il mondo si muove troppo velocemente non riusciamo ad avere.
In quelle che sono state le occasioni in cui ci siamo potuti incontrare abbiamo sentito, mai come in questo anno così sfidante, la voglia di raccontarci, di aprirci ai nostri fratelli di strada, in Co.Ca. come in Comunità di Clan, di raccontare cosa stessimo facendo e come stessimo vivendo questa esperienza di forte solitudine ed introspezione. Noi che siamo gli uomini e le donne dei boschi, della strada, noi che siamo abituati a metterci lo zaino in spalla e vivere le nostre esperienze più forti sui sentieri più impervi, attorno ad un fuoco al cospetto delle luminose stelle, ci siamo trovati improvvisamente a doverci confrontare con noi stessi tra le mura domestiche.
Abbiamo riscoperto dei valori che faticavamo a ritrovare nella frenetica quotidianità, fatta di scuola, università, lavoro, sport, hobbies…Ci siamo ritrovati faccia a faccia con quelle persone che incontravamo nei corridoi delle nostre case mezzi assonnati di prima mattina e rivedevamo, forse, all’ora di andare a dormire e li abbiamo riscoperti simpatici, interessanti, siamo andati un po’ più a fondo delle nostre relazioni familiari e questo ci è servito per comprendere che il Servizio non è solo agli ultimi della società, ma possiamo trovare occasioni di servizio anche tra le mura domestiche. Abbiamo cantato sui balconi, abbiamo impastato dolci e pizze, abbiamo lavorato in smart working, abbiamo vissuto la DAD, abbiamo imparato a conoscere un altro tipo di acronimi come DPCM e non siamo mai stati soli.
Quanto abbiamo sentito la mancanza delle nostre fantastiche avventure all’aria aperta? Ma non ci siamo fermati…MAI!
Non abbiamo mai smesso di metterci al servizio del prossimo, in tanti vi siete impegnati per portare conforto e generi di prima necessità ai meno fortunati, a chi era veramente solo e appena ci è stato possibile, siamo tornati a progettare la nostra strada, quella reale, quella che entra dai piedi e arriva alla testa passando per il cuore. Lo avete fatto perché il tempo del lockdown vi ha permesso di riscoprire la felicità nelle piccole cose, in quelle che ancora oggi un po’ ci mancano, tenersi per mano durante una preghiera, abbracciare i fratelli di strada che “partono”, poter stare vicini, stretti in un grande abbraccio comunitario. Ma voi ragazzi siete meravigliosi e con l’aiuto dei vostri capi siete riusciti ad abbracciarvi con gli occhi al di sopra delle mascherine, siete riusciti a starvi accanto anche ad un metro di distanza. Quanta magia avete riscoperto in questo anno che volge al termine.
Se da un lato i bisogni reali della società stanno fortemente cambiando, come ad esempio l’incremento della povertà, ci troviamo ad affrontare anche una devastante crisi psicologica. L’atto di servire e la capacità di farlo con la consapevolezza dello stare bene con se stessi devono andare di pari passo. Avete vissuto questo tempo di Avvento impegnandovi in maniera ancora più incisiva nel Servizio. Lo avete voluto? Siete stati spronati dai vostri capi clan a leggere quali fossero le esigenze del territorio e le vostre esigenze? Poco importa. La cosa veramente importante è che lo abbiate fatto con la consapevolezza che Servire il prossimo è Servire Dio, è gioia, è pace interiore.
Ci auguriamo che l’Avvento sia stato per voi il tempo della speranza che qualcosa di bello questa notte accadrà, che la luce di Gesù che nasce illumini la vostra strada e che il Natale sia finalmente il tempo in cui ciascuno di noi possa smettere di trattenere il fiato e respirare a pieni polmoni un’aria nuova.
Più che un augurio per questo Natale, vogliamo lasciare il nostro GRAZIE.
Vogliamo ringraziare i nostri RS, perché hanno saputo tenere duro, hanno saputo vivere con responsabilità, impegno e dedizione i valori della promessa e della legge, ma ancor di più vogliamo dire grazie a tutti i Capi Clan, le Capo Fuoco, i Maestri dei Novizi, che in questi mesi hanno saputo testimoniare ancora più forte i valori dello scoutismo, non hanno mai abbassato la guardia, sono riusciti a guidare i loro ragazzi per strade sconosciute, in assenza di una cartina, ma con una bussola importante la loro Fede, che è riuscita ad illuminare i sentieri più oscuri.
A Cura di Claudia Alfiero e Eleonora Balaceanu