L’uomo non è un solitario, ha da sempre necessità di sentirsi parte di qualcosa, di una comunità. Comunità intesa come “Koinè” (unione), dove ciascuno non è un individuo a sé stante che vive indipendentemente da tutto ciò che rappresenta la comunità ma si sente parte di un tutto e percorre la sua strada seguendo le regole, le tradizioni e tutto ciò che la comunità saprà insegnargli (art.20 Reg.Met. Branca RS)la ricerca di punti di vista comuni alla luce dei valori della Legge, della Promessa e del Motto; (art.9 Reg.Met. Branca RS) disponibili all’incontro con gli altri, alla condivisione di gioie e sofferenze, di speranze e progetti all’interno di una comunità, luogo di crescita e di confronto, attraverso cui si riscopre la propria personalità; (art.11 Reg.Met. Branca RS) La comunità si fonda sulle esperienze concrete vissute e condivise dai rover e dalle scolte che insieme camminano, pregano e servono).
Com-unione è forse uno dei concetti più antichi e belli della storia, anche quella di Gesù.
Gesù viveva due comunità in cui era testimone di scelte e valori, quella più ristretta dei discepoli, che lo seguivano, lo “criticavano”, lo inducevano ad un’analisi più profonda del suo essere cercavano di comprenderlo e di crescere grazie a lui e con lui; ed una comunità più ampia, di persone che o lo odiavano o lo amavano ma non si curavano molto di comprenderlo ed andare a fondo delle sue scelte o delle sue parole.
Alla base delle due comunità c’era la relazione, in una, quella dei discepoli, era una relazione di com-unione.
Le nostre comunità RS non potrebbero rispecchiarsi per buona parte in quella che era la comunità dei discepoli? Il partente (Gesù) è colui che guida il resto della comunità, con la sua esperienza e il consolidarsi delle sue scelte. Attraverso gli strumenti della progressione personale (Deserto – PdS…) e le occasioni di confronto e approfondimento (Capitolo – Inchiesta – Gioco – Strada…) i membri delle nostre comunità, crescono, sviluppano un senso critico, e consolidano il metodo democratico nell’assunzione e nell’esecuzione delle decisioni.
La pandemia ha forse bloccato questo processo di crescita e inibito la com-unione? No! Perché le nostre comunità RS sono state in grado di adattarsi alla realtà che stavano vivendo. E’ stata dura reinventarsi alla luce delle restrizioni governative necessarie, ma sin da subito i rover e le scolte hanno dato una grandissima prova di resilienza a tutti noi capi, molto spesso facendosi carico anche dei Novizi e le Novizie che vivevano già un momento di sbandamento per la nuova esperienza da dover e voler vivere.
Sii sono trovate nuove modalità, nuovi metodi, per poter continuare a camminare, per poter continuare a crescere…le nostre comunità educanti non hanno smesso di educarsi ed educare anche un po’ noi capi, all’amore verso il prossimo in tutte quelle occasioni di servizio che non hanno perso (aiutare gli anziani che non potevano uscire a fare la spesa…), alla cittadinanza quando hanno fatto di un problema del territorio un’opportunità per portare un cambiamento (colloqui con le istituzioni per fare in modo di poter rivalorizzare e riutilizzare in maniera più responsabile i parchi pubblici…), alla mondialità e alla pace quando si sono fatti ultimi con gli ultimi e gli hanno portato conforto e accoglienza e quanto si saranno sentiti parte di una comunità ancora più grande, e quanto lo abbiamo sentito noi, qualche giorno fa nell’apprendere che le guide e gli esploratori del mondo hanno avuto la nomination al nobel per la pace?
E noi capi? Ci siamo inebriati dell’entusiasmo di questi meravigliosi ragazzi, ci siamo innamorati ancora di più di loro, ci siamo sentiti fieri come genitori, ma ci siamo anche detti che il nostro lavoro deve continuare. Dobbiamo continuare a sostenere e promuovere le idee, le iniziative, gli impegni dei nostri ragazzi, ma dobbiamo anche aiutarli a sentire sempre più forte il senso di comunità, di appartenenza, di com-unione, affinchè possa ciascuno di loro, sentirsi come Gesù e possa andare nel mondo a portare messaggi di amore e speranza.
A Cura di Claudia Alfiero e Eleonora Balaceanu