C’è stato un tempo in cui indossavamo una camicia, un paio di calzoncini corti di velluto, un paio di calzettoni un fazzolettone e gli scarponi ed eravamo pronti per le nostre attività.
A un certo punto abbiamo scoperto che collegandoci a distanza con gli altri, ciascuno nelle proprie stanze, bastava anche solo la camicia e il fazzolettone, mentre sotto c’era chi indossava abiti quotidiani o ancora pigiami, tute e pantofole! Ma poco importava, ciò che contava era la presenza e la partecipazione.
Poi abbiamo ripreso ad incontrarci e insieme a tutta la nostra uniforme abbiamo aggiunto qualcosa in più, la mascherina che è vero non ci permette di guardare i sorrisi degli altri ma ci ha permesso di poterci incontrare nuovamente dal vivo in sicurezza.
Abbiamo imparato che si può sorridere anche con gli occhi, mentre abbiamo dovuto ricordarci spesso e volentieri ciò che non funzionava del parlare sottovoce o meglio solo con il labiale avendo la mascherina sulla bocca.
E abbiamo ripreso, in sicurezza, a fare ciò che eravamo abituati a fare. Incontrarci periodicamente, sognare nuove e grandi imprese, mettere in comune con gli altri le nostre competenze. E l’abbiamo fatto in una maniera nuova, apprezzando di più il tempo che ci era concesso, la libertà di poter tornare a respirare il profumo di avventura insieme agli altri. Abbiamo vissuto maggior tempo all’aria aperta concretizzando ancora meglio ciò che raccontava BP “non esiste buono o cattivo tempo ma buono o cattivo equipaggiamento”.
Riconquistare spazi, tempi, relazioni è la lezione più bella che abbiamo imparato. Questo ci renderà Scout e cittadini migliori se trasformeremo l’#andràtuttobene del primo lockdown nel nostro consueto ma rinnovato #EstoteParati, dove siamo noi ad essere chiamati a fare la nostra parte!
A Cura di Francesco Iandolo