Eccoli lì, i nostri lupetti e le nostre coccinelle un po’ impacciati che continuano con costanza a venire alla Santa Messa, e quei ragazzoni della branca EG che misurano la temperatura all’ingresso e aiutano a sistemarsi nei banchi per poter mantenere la ormai consueta distanza di sicurezza. Il clan eccolo intento a sistemare il coro e a servire messa.
Con costanza e pazienza durante la settimana qualcuno è riuscito a fare riunione su qualche piattaforma, ma quanto sarà stato stimolante, quanto saremo riusciti ad “arrivare” nel profondo? Ci auguriamo di aver lasciato cadere un altro seme…
Cosa ci è mancato oltre agli abbracci, oltre al potersi vedere, oltre al poter giocare fianco a fianco con le nostre sorelline e i nostri fratellini?
Sicuramente il “Fare”.
Lo scautismo non vive di molte parole ed è stracolmo di tecniche di educazione non formale, non vive di nozioni da dover imparare, lo scautismo vive tramite l’esperienza.
Quanto sono mancate quelle occasioni di pura e conviviale comunità ch solo la strada sa creare.
Li abbiamo visti, i nostri RS, li abbiamo “sentiti” nel profondo delle nostre viscere, abbiamo sentito la fatica e in certi casi anche un po’ la frustrazione del non riuscire a muovere i passi sulla strada che seppur sempre nuova, era una strada conosciuta grazie al trapasso nozioni.
Abbiamo vissuto con loro la difficoltà di quel trapasso, come se improvvisamente nessuno di noi sapesse più orientare la cartina delle nostre strade. Abbiamo cercato di stare accanto ai partenti, che non riuscivano a ritrovare la bussola che li orientasse alla fine di quel pezzo di strada; o vicino ai novizi che si sono ritrovati catapultati in una nuova vita senza riuscire, in molti casi, a poterne vivere la pura e vera essenza.
“Passi” una parola che risuona forte nel nostro metodo, che da un anno e mezzo si sono trasformati in incerti e non sempre accattivanti.
L’esperienza, fulcro del vivere scout.
A modo suo, un modo estremamente particolare e che forse comprenderemo a pieno solo tra qualche anno, anche questa avventura del covid 19 è stata un’esperienza valida per la crescita dei nostri ragazzi.
Un’esperienza che ha permesso ai ragazzi di riscoprire un elemento che forse avevano un po’ accantonato, quello del Servizio e che ha fatto comprendere loro quanto sia importante la fatica della Strada che diventa veramente bella e significativa solo se vissuta con la Comunità.
Questa esperienza pandemica ci sta facendo crescere molto anche come capi, poiché stiamo ricercando e riscoprendo “Strade Nuove” guidati dalla mano di Nostro Signore che, abbiamo scoperto quanto sia vero, “fa nuove tutte le cose”.
Ed è con questo spirito che ci apprestiamo a vivere le nostre route estive, brevi, con norme precise da seguire che spesso ci faranno venir voglia di lasciar perdere, ma non lo faremo. Non lo faremo perché sappiamo che saranno comunque esperienze importanti e significative per i nostri RS; non lo faremo perché noi siamo i capi delle “Strade Nuove” e siamo consapevoli che i nostri passi saranno orme pesanti sul terreno, che lasceranno tracce importanti per aiutare a ritrovare la rotta ai capi di domani.
Siamo i capi che potranno gridare a gran voce dalla sella della montagna appena scalata “Grazie a Dio sono un capo RS”.
A Cura di Claudia Alfiero e Eleonora Balaceanu