Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia “Siamo rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… la continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto ed in basso,… dal nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno”.
Sono queste le parole che Don Peppe Diana usa per concludere il documento “Per amore del mio popolo” pubblicato a Natale 1991 e sono queste le parole che in questi giorni ci hanno portato a vivere quattro giorni in ricordo delle vittime innocenti di mafia, affinché quelle parole non siano solo parole ma siano seme nelle nostre terre.
Dal 16 marzo al 21 marzo si sono susseguite giornate dedicate alla lotta contro la mafia; partendo da sabato dove più di 200 ragazzi di gruppi scout fuori dalla Campania sono arrivati a Casal di Principe (CE) per prepararsi alla marcia del giorno dopo, con incontri a partire dalle sentinelle della Campania al sindaco di Casal di Principe.
Il 17 marzo eravamo oltre le seimila persone, a partire dallo stadio, pronti per camminare di nuovo sulle “Terre di Don Peppe Diana”, dopo 30 anni le nostre voci non si sono fermate, nei canti , nelle nostre buone azione, nei fazzolettoni scout che ruotavano sopra le nostre teste sotto alla casa di Don Peppe, dove prima si affacciava la mamma a vedere “il fiume blu” che formiamo quando camminiamo.
Quando mai una persona è stata felice di sedersi fuori un cimitero?
Fuori al cimitero di Casal di Principe tutti i gruppi scout in ricordo di Don Peppe erano felici nel trovarsi lì insieme ad altre persone perché quel cimitero non era più luogo di morte ma di vita, perché dopo 30 anni le voci non hanno taciuto; dove la mafia credeva che uccidendolo il 19 marzo 1994, tutto quello che Don Peppe Diana aveva seminato sarebbe morto senza neanche germogliare, noi abbiamo innaffiato e curato quei semi che oggi sono un campo fiorito, che portano colore e speranza su quelle terre e non solo.
Quel pomeriggio del 17 marzo sono state presentate le mappe delle opportunità delle squadriglie che hanno scelto di apportare nel loro piccolo un cambiamento visibile sul territorio; insieme a loro le sentinelle della Campania hanno presentato il loro progetto con la propria zona, dove vogliono lavorare per migliorare la Campania del domani.
Ogni gruppo prima di andare via è andato a salutare quella tomba che è così viva che dà luce, che dà speranza di un futuro senza ombre.
Prima quel cimitero era morte, ora è vita.
Da “terre di camorra” a “terre di Don Peppe Diana”.
Il 19 marzo sono stati compiuti ufficialmente 30 anni dalla sua morte, fuori da quel cimitero si è tenuto l’incontro con Libera; Papa Francesco quello stesso giorno ha divulgato una lettera in sua memoria; la Repubblica ha pubblicato un libro sulla sua storia con varie testimonianze, questo 19 marzo tutti hanno parlato dell’esempio grande che ha lasciato Don Peppe Diana. Il 21 marzo equinozio di primavera a Roma tutta Italia è scesa a marciare per un paese libero da tutte le forme di criminalità, che ancora oggi uccidono persone innocenti.
Oggi sembra da scellerati dire di no a tutti quei sistemi oppressivi e per questo che in questo periodo è importante risalire sui tetti e riannunciare parole di vita.
A Cura di Ludovica Giugliano- Napoli 8 – Reporter EPPPI “Nuova Comunicazione Organizzata 2024”