Facciamo un “patto”

chi sa’ quante volte nel vissuto di capo vi sarà capitato di trovarvi davanti una bambina o un ragazzo che proprio non riesce a stare dentro le regole e diventa difficile giocare il gioco o fare progetti insieme; nasce la necessita’ di trovare un modo e si arriva al punto di tirare fuori l’espressione “facciamo un patto”; troviamo qualcosa per una relazione che sia utile, efficace, che non rinneghi le regole per “giocare il gioco”.

Credo più o meno la stessa situazione si sono trovati davanti i capi del ASCI e le capo del AGI 50 anni fa’, quando decisero di unire le due associazioni e far nascere del AGESCI uno statuto e regolamento non poteva contenere quel passo straordinario. Nella realtà dell’epoca, di uomini e donne che si mettevano insieme per creare una associazione che scommetteva sulla coeducazione e sulla diarchia, quest’ultimo a cinquant’anni di distanza è ancora un valore unico nel panorama della società italiana e non solo. Le regole non potevano bastare per le sintesi delle idee e delle esperienze maturate che venivano accolte e sviluppate nella nascente associazione.

C’era bisogno di un legame che esprimeva le scelte fatte l’identità, l’impegno, le speranze e un punto di riferimento per il futuro, oggi possiamo dire che è stato un patto tra generazioni, la forza qualificante per far crescere tanti valorizzando i doni di ciascuno al di la delle differenze mettendo al centro la persona la ricchezza che è ed ha.

Ho avuto la fortuna di dialogare con alcuni capi e capo che nel settantaquattro stavano a Bracciano per la fusione i loro racconti mi hanno emozionato ascoltavo e la mia mente viaggiava e immaginava le loro vite di giovani capi che stavano vivendo un momento straordinario dove dovevano compiere Scelte che avrebbero cambiato il futuro dello scoutismo italiano, pensando alla ricchezza che sono stati capaci di lasciare e di quanto era profetico il loro pensiero nella scelta delle parole e dei contenuti del patto associativo; immaginando la loro vita nel Italia del 74 in piana crisi terroristica neofascista che destabilizzava il paese e le sue istituzioni spingendo il pensiero verso scelte autoritarie:

Ci impegniamo a rifiutare decisamente, nel rispetto delle radici storiche e delle scelte democratiche e antifasciste espresse nella Costituzione.

Quando sono stati stimolatori per la comunità ecclesiale che vedeva con diffidenza, per usare un eufemismo, uomini e donne insieme nello scoutismo:

Siamo così uniti dall’amore di Dio con tutti coloro che hanno questa stessa speranza e ci sentiamo responsabili, da laici e con il nostro carisma e mandato di educatori, di partecipare alla crescita di questo corpo che è la Chiesa, popolo di Dio che cammina nella storia.

Che grande cosa è il pensiero quando e capace di leggere quello che ancora non si vede, però si avverte il bisogno, questa è la ricchezza del patto associativo patto tra generazioni a noi tocca custodire questo per i prossimi cinquant’anni.

A Cura di Raffaele Tarallo- Consigliere Generale Zona Faito