Essere scout ti caratterizza per sempre

In vista dei 50 anni dell’AGESCI abbiamo deciso di fare un tuffo nel passato con chi il passato lo ha vissuto sulla sua pelle.

Angela De Marco, capo scout del gruppo Avellino 2 con una storia iniziata nell’AGI, ed Enrico Barone, ex ASCI, accolgono la proposta di raccontare la storia dello scautismo e di un territorio particolare. Attratta dal modo di fare e di vivere un po’ come un satellite al proprio pianeta, Angela entra nel mondo scout perché sorella di un ragazzo già presente nel gruppo ASCI dato che negli anni ’70, nell’Avellinese, lo scoutismo era esclusivamente dedicato ai maschi. Tutto però cambia il 30 giugno del 1973, giorno della promessa di Angela e di altre ragazze cugine, sorelle, che, guidate da padre Pietro Pepe e Giustina Mondo, danno vita alle prime due squadriglie femminili: Rondini e Gazzelle. Enrico invece era entrato qualche anno prima nell’ASCI perché aveva scelto come altri di quel gruppo di astenersi dalla politica che faceva associazionismo e perché, come sostenuto da lui, in una realtà di quartiere i ragazzi ruotavano intorno alla chiesa fulcro della comunità. Il gruppo AGI resta tale solo per un anno quando l’associazione decide di unificarsi con l’ASCI nel 1974 e dare origine all’AGESCI.

Questa unificazione però non venne vista di buon occhio dalla gente e dalla parrocchia, anzi venne ampiamente criticata, eppure per Angela, Enrico e i ragazzi di quel tempo tutto ciò faceva parte della coeducazione, punto su cui l’associazione si trovava più che mai a interrogarsi. Scelte coraggiose ma che comunque erano scelte naturali per quei ragazzi appoggiati dai loro genitori e dai loro capi. Crescere insieme senza malizia, imparando a distinguere l’amicizia e l’amore, e scambiandosi i modi di fare dei due sessi non vedendo per forza il sesso debole e quello forte, sono frutto di sguardi che hanno saputo guardare lontano e fare da apripista. 

Con la morte di padre Pepe tutto si complicò: i successori, poco comprensivi, diedero inizio agli anni più bui che portarono il gruppo ad allontanarsi dai locali della parrocchia e trasferirsi in un centro sociale. Su questo Enrico tende a precisare che troppo spesso la C di AGESCI si confonde con l’appartenenza per forza alla parrocchia.  Ricorda inoltre un episodio emblematico che porta a questa scelta, quando una sera trovarono il magazzino (fino ad allora usato da loro e ben fornito di tende e di tutto il necessario) chiuso, quindi la sede che fino ad allora avevano vissuto era diventata per loro inaccessibile. Ciò fece scatenare nei ragazzi, tra cui Enrico e Angela, una protesta che sfociò nell’occupazione degli spazi della chiesa, un po’ come a quei tempi si occupavano le scuole.

I ricordi scorrono come un fiume in piena. Angela racconta del primo campo sotto osservazione da parte di molti, per delle ragazze così giovani che si apprestavano a vivere esperienze fino ad allora maschili, mentre Enrico ricorda con gioia l’aver ricevuto per la prima volta la chiavi della sede in un convento che era completamente chiuso agli esterni. Una forma di indipendenza e un posto che poteva accogliere i ragazzi del rione.

Chiediamo ad Angela ed Enrico di raccontarci come l’AGESCI è cambiata dalla fusione degli anni 1974 ad oggi. Nella loro risposta si evince un cambiamento radicale, non tanto nel metodo che è rimasto sempre lo stesso, ma nell’attuazione, oggi impossibile da fare coi modi di tanti anni fa, e nelle attività perché prima lo scautismo era tutto per i ragazzi mentre ora sono coinvolti e bombardati da tantissime attività.

Auspici ed auguri per il futuro della nostra associazione? Entrambi hanno idee molto chiare! In particolare Angela vorrebbe maggior fedeltà dell’impegno di pensiero e sentimento, nonché una maggior attenzione per la persona che nelle corse della vita alcune volte viene tralasciata, mentre Enrico consiglia ai clan di essere sentinelle attente del mondo che li circonda.

Angela ed Enrico ci salutano con queste parole: “Non si deve cercare il tempo per essere capi, per essere scout, ma avere il tempo!”

Laura CuccinielloA Cura di Laura Cucciniello- Pattuglia comunicazione