Elogio funebre della Buona Azione

Dedicato a tutte le vecchiette accumulatesi in questi anni sui cigli delle strade

Povera B.A., oggetto di barzellette, di sottile derisione anche da parte nostra, non trova più posto ai campi scuola e nelle sedi, e se ne sta in un cantuccio dove abbiamo riposto l’armamentario pur glorioso ma desueto dello scautismo.

A lei non dispiace tanto il fatto di essere lentamente scomparsa senza far troppo rumore, quanto di essere stata fraintesa. Quello che la manda in bestia è che nel ricordarla la si definisca la sorella minore del servizio, il servizio in pillole pediatriche.

Lei ragazzina vivace e imprevedibile rivestita con gli abiti seri del servizio e del dovere si è intristita, ha smesso di divertirsi e annoiata dalle chiacchiere se ne è andata.

Voglio renderle onore prima che se ne perda la memoria ricordando i suoi natali.

La B.A. era figlia di quel gusto tipico dei bambini di fare degli scherzi, di essere imprevedibili a noi adulti, di spiazzarci, di lasciarci stupiti di fronte ad una realtà per noi sempre uguale, per loro sempre aperta a mille diverse possibilità. Quando si invecchia non si riesce più a suggerire delle B.A. perché è difficile guardare all’improvviso le cose da un altro punto di vista, inventare una soluzione totalmente nuova, godere dell’imprevisto.

La madre era la prontezza (ricordata anche nel nostro motto, povero pure lui) e cioé quell’immediatezza nel passare da un’intuizione all’azione senza troppo pensarci su, che poi diventando grande e seria, ma anche meno simpatica, si trasforma in progettazione, preparazione e tutte quelle altre cose che iniziano con «pr» e spesso non finiscono mai.

A me insegnavano che le cose ci si mette più a dirle che a farle. Ma per noi adulti questo è un aspetto secondario e così ci siamo perfezionati nel dirle, nel dirle bene, nel dirle soltanto; tanto per farle ci si mette poco e c’è sempre tempo: prima di muoversi occorre avere chiare le idee su cosa si vuole ottenere, quanto ci costerà, ed un progetto ben dettagliato.

Invece questi ragazzini non sanno aspettare, sono impazienti, talvolta persino entusiasti di veder subito realizzato ciò che gli frulla per la testa: roba da matti.

Sua sorella la vigilanza è inconsolabile, erano sempre insieme, non facevano un passo da sole. Senza una costante attenzione a quello che succede intorno, soprattutto alle persone per capire le loro difficoltà ma soprattutto i gusti, cosa potesse far loro piacere, la B.A. non riusciva a vivere e così girava spesso sulle spalle di sua sorella vigilanza che per lo sforzo si fortificava e cresceva: oggi la sviluppiamo con sistemi più moderni (tappe, mete, obiettivi ecc.) e la chiamiamo Spirito Critico che ha tutta un’altra dignità: che diamine! Certo era divertente far trovare il pranzo pronto ai genitori che tornavano convinti di doversi mettere ad apparecchiare e magari poi uscire per tornare dopo di loro e mostrarsi meravigliati; oppure nottetempo nel massimo silenzio tirare a lucido tutte le pentole che domani sarebbero toccate a Carlo proprio il giorno del suo compleanno; oppure svuotare prima della marcia lo zaino di Marco, che ha sempre terrore di non farcela, gonfiando un po’ il materassino per farlo sembrare pieno e poi una volta arrivati rimettere tutto a posto mentre lui si sta vantando di essere diventato un superman; oppure … oppure … a me non vengono più in mente, ci vorrebbe un ragazzino; certo era divertente, ma oggi non c’è più tempo perché siamo impegnati in cose molto più serie «per crescere secondo una ben precisa, preordinata e personalizzata progressione educativa».

Ieri ho avuto notizia dell’esistenza ancora di alcuni esemplari di B.A. Mi sono messo a letto pensando di promuovere un coordinamento per riconoscerla come specie protetta in via d’estinzione e tentare un ripopolamento; poi sfinito mi sono addormentato e ho sognato B.-P.

Il vecchietto, lui sì, continua ad essere imprevedibile. Credevo fosse contento del mio elogio funebre alla B.A. ed invece mi ha detto, agitando il bastone, che avevo scoperto l’acqua calda, che queste cose le aveva già dette 70 anni fa e che, se non lo sapevo, lui non l’aveva chiamata B.A. ma good turn, cioè «bel tiro», l’incontrario di uno scherzo cattivo o stupido, ma pur sempre uno scherzo, una sorpresa che diverte chi la riceve e chi la fa.

Mi sono affrettato a chiedergli se pensava che, nella nostra situazione socio-economica e culturale da un lato, e nel contesto della nostra storia associativa recente, la B.A. fosse ancora uno strumento educativo valido. Mi ha guardato sconsolato come a dire che con gente come me non c’è riparo e se n’è andato.

In quel preciso momento mi sono risvegliato, con qualcosa di strano ai piedi, avevo gli alluci legati con le mie amate zoccolette che da un mese, con grande disperazione, non riuscivo più a trovare.

Grazie, ho capito.

 Roberto Lorenzini, in  

Scout – Proposta Educativa (rivista capi Agesci), Gennaio 1984